GLI ESORDI
Nel 1977 crea il suo primo spettacolo: “La terra del rimorso” ispirato all’omonimo studio di Ernesto De Martino sul fenomeno delle tarantolate pugliesi. Per l’occasione fonda, con il cantante e sopranista pugliese Pino De Vittorio, la compagnia "Pupi e Fresedde" e da questo momento la sua attività s'dentifica quasi completamente con quella della compagnia della quale è stato direttore artistico fino al 2000, quando ne diventa regista stabile.
Dal 1978 inizia una feconda collaborazione con il pittore Tobia Ercolino che resterà per più di venti anni il suo unico scenografo.
Continuando a perseguire la sua personale poetica di un teatro musicale a sfondo folklorico, nel 1979 realizza, appositamente per il cortile di Palazzo Strozzi, “I balli di Sfessania” e nel 1980, su richiesta di Maurizio Scaparro, produce per la Biennale di Venezia lo spettacolo “Festa in Tempo di Peste”.
Dal 1980 al 1986, con l’iniziale collaborazione di Tommaso Paolucci, dirige il Centro Teatrale di Settignano dove, oltre alle proprie produzioni, ospita giovani artisti esordienti di valore come Annibale Ruccello, Beppe Barra, Santagata e Morganti, Paolo Hendel, Fabio Biondi e Andrea Nanni.
IL SUCCESSO INTERNAZIONALE
Nel 1982, grazie agli auspici di Philippe Tiry (creatore e direttore della prestigiosa istituzione francese O.N.D.A. – Office National de Diffusion Artistique – conosciuto attraverso la mediazione di Velia Papa), uno dei suoi più riusciti spettacoli, "Il convitato di pietra ovvero Don Giovanni e il suo servo Pulcinella” con le musiche di Nicola Piovani (prodotto dal festival Inteatro di Polverigi) viene scelto per effettuare la prima tournèe europea sovvenzionata dalla Commissione Culturale della Comunità Europea, che aprirà alla compagnia una dimensione internazionale. Da questo momento i suoi spettacoli vengono rappresentati nei maggiori teatri e festival di tredici nazioni di quattro continenti, dal Theatre de la Ville di Parigi alla Schauspielhaus di Amburgo, dall’Almeida di Londra alla Kleine Komedie di Amsderdam, dal Theatre 140 di Bruxelles al Sao Luis di Lisbona, dal Grec di Barcellona all’Hebbel di Berlino, dal Bellas Artes di Madrid all’Unione e Benevolenza di Buenos Aires, dal Teatro Municipale di Tunisi al Teatro dell’Opera di Ankara.
Nel 1983, con lo spettacolo su Don Giovanni, vince il primo premio del Festival Internazionale di Teatro di Sitges, in Catalogna, diretto da Ricard Salvat.
Nel 1984 produce per il Festival d’Avignone, diretto da Bernard Faivre d'Arcier, lo spettacolo “L’amore delle tre Melarance” scritto per l’occasione da Vincenzo Cerami e musicato da Nicola Piovani.
Nel 1986 scrive e produce per il Festival di Madrid il testo bilingue, italiano/spagnolo, “Plauto in farsa”, con le musiche di Patrizio Trampetti della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Nello stesso anno dirige per il Centre Dramatique Ennuyer e il Theatre de la Place di Liegi il testo bilingue italo/francese “I figli di Medea” sullo sradicamento culturale dei discendenti degli emigrati italiani in Belgio.
Nel 1989, in occasione del Bicentenario della Rivoluzione Francese, scrive e produce per il Centre Dramatique de Montpellier, diretto da Jacques Nichet, il testo bilingue, italiano/francese, "Figaro o le disavventure d'un barbiere napoletano", con le musiche di Jean Pierre Neel, realizzato in coproduzione con La Carriera di Arles, compagnia per la quale realizzerà poi due regie in lingua occitana e provenzale: “Il canto della terra sospesa” da Ruzante e “Georges Dandin” di Molière.
IL TEATRO DI RIFREDI
Nel 1986, insieme a Giancarlo Mordini e Francesco De Biasi, assume la gestione del Teatro di Rifredi, uno spazio che, privilegiando un teatro d’autore, giovane, alternativo ed internazionale, diventa in pochi anni una delle sale più vivaci e apprezzate della città di Firenze e che, nel 1993, riceve il Premio Nazionale della Critica Teatrale “per la sua dinamica e originale attività di produzione, promozione ed ospitalità”.
Contestualmente all’insediamento a Rifredi, avvia, prima a Firenze e poi sul territorio nazionale, un'originale esperienza di Teatro d’Appartamento che ottiene un grande successo nel 1986 con “Sarah la nera” dello stesso Savelli, nel 1990 con “Le tre verità di Cesira” di Manlio Santanelli, nel 1994 con “Mamma” di Annibale Ruccello, nel 1995 con “Amamaz” di Giampiero Pizzol e Angelo Savelli, e nel 2010 con “Pinocchio cha cha cha” ancora di Savelli.
Sono questi gli anni in cui, grazie alla collaborazione di alcuni poliedrici cantanti/attori (quali Gigio Morra, Gennaro e Gianni Cannavacciuolo, Antonella Cioli, Lucianna De falco ed Edy Angelillo) si dedica alla riproposta della grande tradizione italiana del varietà, dell’avanspettacolo e della canzonetta, scrivendo e realizzando frizzanti e fortunati spettacoli tra cui "Cafè champagne", “Core ‘e mamma”, “Il ritorno del turco napoletano” e soprattutto "Carmela e Paolino varietà sopraffino" adattamento italiano del testo dello spagnolo Josè Sanchis Sinisterra che verrà a più riprese rappresentato per nove stagioni.
Dal 1992 si dedica al progetto “Toscanateatro”, un progetto di promozione del teatro toscano di tradizione e contemporaneo che vede tra i suoi esiti di maggiore successo: “Gian Burrasca un monello in casa Stoppani" dello stesso Savelli con gli attori dell’Arca Azzurra , “Gallina Vecchia” di Novelli con Marisa Fabbri e Carlo Monni, “S'io fossi foco” con Carlo Monni e Massimo Grigò, “Grogrè” di e con Marco Zannoni, “Casa nova vita nova” di Vinicio Gioli e Mario De Mayo con Sergio Forconi e la compagnia del Grillo. Sempre all'interno di questo progetto sulla cultura e la lingua toscana ha realizzato una serie di adattamenti teatrali messi poi in scena dal figlio Andrea Bruno Savelli: “Falstaff e gli allegri compari dell'Osteria del Cinghiale” da Shakespeare, “Brunelleschi e la beffa del grasso legniaiuolo” da testi cinquecenteschi e ben tre riduzioni dai romanzi del giallista pisano Marco Malvaldi: “La carta più alta”, “La briscola in cinque” e “Odore di chiuso”.
Dal 1997 al 2001 è anche consulente e direttore artistico del Teatro Manzoni di Pistoia.
LA TURCHIA
Nel 2002 – grazie alla mediazione di Ferzan Ozpetek e della prestigiosa attrice turca Serra Yilmaz - mette in scena (in lingua turca e con un cast stellare) “La famiglia dell’antiquario” di Goldoni per il Teatro Municipale di Istanbul. Negli anni successivi, viene chiamato dal direttore dei Teatri di Stato della Turchia, Lemi Bilgin, al Teatro Nazionale di Ankara per dirigere, sempre in lingua turca, tre suoi spettacoli: “Il canto della terra sospesa”, “Don Giovanni e il suo servo Pulcinella” e “Figaro o le disavventure di un barbiere napoletano”. Contemporaneamente viene incaricato per diversi anni di tenere dei corsi di Commedia dell’Arte presso la Bilkent University di Ankara.
Tutte queste attività hanno goduto del decisivo sostegno degli Istituti Italiani di Cultura e dell'Ambasciata d'Italia in Turchia.
Questo interesse per la storia e la cultura del Medio Oriente e della Turchia, si concretizza in Italia con la produzione prima di “Jerusalem Juliet”, sul conflitto arabo/palestinese, e poi, nel 2004, con quello che forse è il maggiore successo della sua carriera: “L’ultimo harem”, interpretato da Serra Yilmaz e replicato per ben 12 stagioni consecutive. Nel 2015 produce un nuovo spettacolo di grande successo, sempre con Serra Yilmaz, “La bastarda di Istanbul” tratto dal celebre romanzo della scrittrice turca Elif Shafak.
LA DRAMMATURGIA CONTEMPORANEA
Nonostante che la lunga attività teatrale di Savelli sia caratterizzata soprattutto dalla messa in scena di testi da lui scritti o da lui radicalmente rielaborati oppure di autori molto vicini alla sua estetica “popolare”, negli anni non si è sottratto all’incontro con una drammaturgia contemporanea più dura e complessa. Già nel 1980 aveva messo in scena “Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini, seguito nel 1982 da “Lo sconosciuto chiamato Isabella” di Marcello Morante (fratello di Elsa Morante) e “Il calmante” di Samuel Beckett, nel 1987 da “Quartett” di Heiner Muller (rappresentato a Berlino alla presenza entusiasta dell’autore), nel 1991 da “Amato mostro” di Xavier Tomeo e nel 1998 da “Il bacio della donna ragno” di Manuel Puig.
Poi nel 2016 realizza la riduzione scenica (molto apprezzata dall’autore) di due racconti di Eric Emmanuel Schmitt, “L'intrusa” e “E’ una bella giornata di pioggia”. Questa produzione segna l’apice di una proficua collaborazione con un’altra prestigiosa attrice, Lucia Poli, interprete elegante ed intelligente di altri due suoi precedenti spettacoli.
Ed è proprio dal 2016 che questa attenzione per il contemporaneo diventa un vero e proprio progetto pluriennale che assorbe completamente l’attività di Savelli, non solo come regista ma anche come traduttore, grazie alla collaborazione con la casa editrice Cue Press. Vedono così la luce “Alpenstock” e “Tre rotture” del francese Remi De Vos, “Il principio di Archimede” del catalano Josep Maria Mirò, “Tebas land” del franco/uruguaiano Sergio Blanco e “Walking therapie” del trio belga Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni; tutti testi inediti per l’Italia, salutati da un considerevole successo di pubblico e di critica. Nel 2019, insieme con la sua compagnia, riceve il Premio Ubu Speciale “per l'intenso lavoro di traduzione, allestimento e promozione della nuova drammaturgia internazionale”.
UN TEATRO DI GIOVANI PER I GIOVANI
Occorre infine ricordare che dal 1987, grazie al radicamento al Teatro di Rifredi, Savelli ha modo di sviluppare specifici ed originali progetti teatrali per le Scuole Medie Superiori, dapprima con “L’arte della commedia”, un viaggio nella commedia italiana (Ruzante, Aretino, Gigli, Pirandello), poi con “Teatro e letteratura” una serie di trascrizioni sceniche di alcuni capolavori della letteratura italiana (“Divina Commedia”, “Decamerone”, “Orlando Furioso”, “Promessi sposi”, “Leopardi/Pavese”, “Gattopardo”), quindi con “I greci nostri contemporanei” (“Iliade”, “Odissea”, “Aristofane”) e infine con “Scienza e Teatro” (“Galileo”, “Dottor Faust”, “La congettura di Goldbach”, “Einstein”, “La matematica in cucina”). Poi nel 1993 inizia ad occuparsi anche di Teatro per i Ragazzi mettendo in scena da prima dei propri testi (“Il giornalino di Gian Burrasca”, “Le novelle della nonna”, “I viaggi di Calandrino”, “Le mille e una Sherazade”, nonché un “Bertoldo in festa” realizzato per la Compagnia dell'Arca di Forlì) poi quelli del figlio Andrea Bruno Savelli (“Il Riciclone”, “Aci Babà e i quaranta pedoni”, “I predatori dell’acqua perduta”).
Tutti questi spettacoli sono stati realizzati utilizzando soprattutto giovani teatranti talentuosi, e sono stati una palestra ed un trampolino di lancio per le future carriere professionali di molti di loro, come, ad esempio, nel caso di Riccardo Rombi, Andrea Bruno Savelli, Giacomo Bogani, Edoardo Zucchetti e anche di Stefano Massini.